LA RESILIENZA

Resilienza,saper affrontare le avversità della vita.

Alcune persone ci stupiscono e sono quelle che sanno rimettere nella loro vita l’ago della bilancia al centro nonostante questo sia spinto verso le difficoltà.

La resilienza è parte di un patrimonio che in potenza ogni uomo possiede. Quando ero piccolo la mia dolce nonna materna mi diceva” Figlio mio non ti preoccupare,ogni male non viene per nuocere”;in quel momento non mi rendevo conto che mi stava insegnando la resilienza.
Molto spesso alcune parole ci disorientano,mettendoci nella condizione di quasi incredulità sulla loro stessa esistenza. Questo è quello che oramai capita appunto alla parola Resilienza.
Che cosa significa? Di cosa si tratta? E’ una fortuna ricevuta per grazia divina? E’ un modo di essere che si puo’ imparare?
Va subito detto che questo termine è stato mutuato dalla fisica, cioe’ è il termine con cui i fisici hanno definito il fenomeno relativo alla capacità dei metalli di resistere a urti improvvisi senza spezzarsi o perdere le proprie caratteristiche originarie. In sostanza con questo termine si intende la “ capacità di un materiale di resistere a deformazioni o rotture dinamiche”(Vocab.Treccani).
Nelle scienze umane,in sociologia o in filosofia,in generale,con questo termine si intende”la capacità umana di affrontare le avversità della vita,superarle ed uscirne rinforzato o addirittura,trasformato.
Ma possiamo noi paragonarci ai metalli? Sicuramente no,però possiamo dimostrare di averne alcune caratteristiche.
Per capire meglio il senso ed il significato di questa potenzialità umana può risultare utile avvalerci dell’esempio di un infartuato. Fino a vent’anni fa coloro che sopravvivevano ad un infarto pensavano che la loro vita fosse finita .Attualmente,sempre con terapia medica appropriata,moltissime persone che sono incorse in questo accidente ritornano a fare una vita normale ed addirittura c’è chi corre una maratona. Se è vero che tanti progressi sono dovuti alla medicina,molto è dovuto proprio a quel particolare stato d’animo,a quel modo positivo che viene suggerito per affrontare il problema.
Montaigne nel ‘500 scriveva come” il sapore del bene e del male dipende in buona parte dall’opinione che ne abbiamo”e rivolgendosi al male scriveva:”Tu hai un bel fare,dolore,eppure io non dirò che tu sei male”.
Attualmente molta parte della psicologia ha fatto proprie queste convinzioni,istituendo dei veri e propri corsi in cui si può imparare ad affrontare gli accidenti e le disgrazie che la vita ci mette davanti in maniera da sfruttare questa nostra capacità. Sono dei corsi specifici in cui si può imparare a creare dei rapporti positivi con il prossimo e ad avere la capacità di chiedere aiuto e sostegno nei momenti di difficoltà;a evitare di vedere le crisi come problemi insormontabili;ad accettare il cambiamento come fattore costituente la vita stessa;a muoversi perseguendo dei propri obiettivi;ad agire con convinzione e non assumere atteggiamenti passivi;ad imparare dal proprio passato anche quando questo si è presentato avverso;a prendersi cura di se stessi mantenendo una visione fiduciosa rispetto alla vita. In sostanza ,a vedere le cose in prospettiva e a nutrire una visione positiva di se stessi.
Il modo di vivere e di superare gli eventi meno favorevoli della vita può essere anche considerato un “dono”.
Cioè essere l’espressione di uno “spirito ben nato” dal quale dipende la tranquillità nei momenti negativi o dal possesso di un’anima che offre coraggio e fermezza nelle difficoltà della vita.
Questo è facile constatarlo quando incontriamo un certo tipo di persone. La sensazione di stupore che apre all’ammirazione ci fa esclamare:”Che persona straordinaria!”
E in effetti quando si incontrano queste persone il riconoscimento dell’eccezionalità è quasi un dovere .Nel sentire le loro storie e nel vedere il modo con cui si comportano spesso ci sentiamo stimolati,rispetto al modo con cui affrontiamo i nostri problemi,anche”piu’piccoli”.
Sono persone che vivono un successo profondo. Non quello consacrato dai giornali,dai rotocalchi,dalla televisione;non quello certificato dal conto in banca o da grandi acquisizioni di fette di potere,e nemmeno dal possesso della fortuna di essere nati belli o ricchi o potenti.
Le persone che ci stupiscono e a cui accordiamo e riconosciamo intimamente un livello di straordinarietà,al contrario non hanno nessuno di questi requisiti. Sono persone che si possono incontrare ad ogni angolo della strada ,sono persone che vivono la normalità.
E allora:che cosa ci fa dire che sono persone meravigliose? Si può rispondere in maniera sintetica:sono persone che sanno rimettere nella loro vita “l’ago della bilancia”al centro nonostante questo sia stato spinto verso il dolore e le difficoltà. Sono persone che chiaramente rivelano la loro natura del vivere attraverso la volontà dell’affermarsi,che sanno rapportarsi al mondo “sensibile” come “specchio”.In pratica queste persone mettono in azione proprio quegli aspetti sopra indicati,sapendo tradurre in risorsa lo svantaggio;sapendo fronteggiare efficacemente le contrarietà e dare nuovo slancio alla propria esistenza. L’esposizione alle avversità sembra rafforzarle piuttosto che indebolirle.
Esse tendenzialmente sono ottimiste,flessibili e creative;sanno lavorare in gruppo e fanno facilmente tesoro delle proprie e delle altrui esperienze.
Ma bisogna stare attenti e riflettere sulle conseguenze che in alcune occasioni questa capacità può avere.
Il rischio è di fare la fine dei marinai cui il filosofo greco Pirrone si rivolse quando,trovandosi su un battello preda di una tempesta,mostrava a quelli che vedeva più atterriti l’immagine del maiale imbarcato il quale non mostrava alcuna preoccupazione.
E con quell’esempio li incoraggiava.
Per concludere bisogna dare il giusto peso alle cose e come diceva Montaigne :”Ciò che acuisce in noi il dolore o il piacere sia solo l’acutezza del nostro intelletto”

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